Erano passate solo due settimane da
quando Gabriel e sua madre avevano fatto i bagagli ed erano arrivati
in Inghilterra, erano stati obbligati a farlo, forse non sarebbero
mai andati così lontano, forse sarebbero rimasti in America, ma dopo
la vantaggiosa offerta di lavoro che era arrivata a sua madre, non
potevano rifiutare e così partirono di fretta e furia.
Gabriel era affacciato alla finestra,
erano le dieci del mattino, anche se c'era un bel sole nel cielo
privo di nuvole, faceva abbastanza freddo, in fondo era Gennaio e poi
lui il freddo non faceva paura, gli inverni a Boston erano anche più
freddi e sicuramente più innevati, li a Newsbory non c'era traccia
di nevicate passate ne tanto meno se ne prevedevano di future, ma
Gabriel doveva ammettere che in quei primi giorni li, non aveva
ancora visto neanche una goccia di pioggia, era così famosa
l'Inghilterra per il suo grigiore e per le insistenti piogge che era
quasi offeso che quel paese non si stesse mostrando per quello era, o
almeno per quello che era per gli altri.
Si guardò intorno, avevano preso casa
in un quartiere residenziale, una schiera infinita di villette
ordinate e precise, senza spazzatura per strada, i prati
perfettamente tagliati, le macchine sempre pulite parcheggiate nel
vialetto, anche a Boston vivevano in un quartiere molto tranquillo ma
tutta quella precisione era disumana.
Prese una boccata d'aria e decise di
andare a fare un giro, non aveva visto praticamente niente della
città perché era stato sempre occupato tra il trasloco e il
trasferimento dell'università. Con la borsa di studio che aveva in
America era riuscito ad entrare in una prestigiosa università
privata della zona,la St James University, ma tutta la burocrazia
l'aveva tenuto occupato, mentre quel giorno aveva la mattinata
libera, chiuse la finestra, si coprì per bene ed uscì.
Mentre passeggiava per quella che
doveva essere la strada principale della città, dato l'alto numero
di negozi e uffici pubblici si rese conto di quanto fosse lontano da
casa, Boston era una città etnica, piena di culture e religioni
diversi, di usi e costume opposti, mentre in quella cittadina,
sembravano tutti uguali, inglesi fino al midollo, alti, magri e
biondini, iniziava a sentirsi troppo diverso da tutta quella gente, e
la situazione peggilrò quando Gabriel iniziò a notare che tutti lo
fissavano, chi con più insistenza chi con discrezione, ma li
sentiva, sentiva le loro voci anche se non parlavano “ chi è
questo nuovo ragazzo?”, cercò di non farci caso ed andò avanti.
Mentre passeggiava sotto una fila di
alberi secchi iniziò a sentire le urla e le risate di bambini,
continuò a camminare e dopo alcuni metri spuntò davanti ad un
grande parco giochi pieno di altalene e scivoli, c'erano un sacco di
bambini che non sembravano curarsi del freddo, giocavano e correvano
ovunque, Gabriel percorse tutto il perimetro del parco recintato per
andare dall'altra parte della città che era separata ,da dove era
lui in quel momento, da una grande piazza occupata, da una parte,
dalle giostre per i bambini e dall'altra da una fontana molto grande
che in quel momento era vuota.
Mentre camminava vide, seduta su una
panchina al limite del parco, Luna, la ragazza che aveva conosciuto
ad inizio settimana, in modo traumatico, visto che lei gli era andata
addosso con tanta forza da farli cadere entrambi a terra, e
successivamente aveva scoperto che lavorava in una caffetteria che si
trovava poco distante da quella piazza.
Luna era seduta su una panchina proprio
difronte l'ingresso del recinto di ferro, che evitava che i bambini
andassero per strada, aveva in mano un libro e molto spesso alzava lo
sguardo verso il parco, come per cercare con lo sguardo qualcuno.
Aveva lunghi capelli color mogano, ma un mogano troppo acceso per
essere naturale, probabilmente li aveva tinti di quel colore così
intenso, nel complesso aveva un bel viso, al contrario di tutte le
ragazze che aveva visto a Newsbory in quei giorni,era tondo e non
scavato e lungo, aveva gli occhi e le sopracciglia scure, gli dava
l'idea che avesse origini Italiane o Spagnole, non credeva che fosse
Inglese al 100% come, al contrario, sembravano essere tutti gli
altri.
- Buongiorno- disse lui
avvicinandosi alla panchina, Luna alzò la testa di scatto, come se
non si aspettasse che qualcuno la potesse salutare in quel posto,
quando vide Gabriel sorrise e poggio il libro sulle gambe usando due
dita come segnalibro.- Ed ecco il nostro Yankee direttamente da Boston, non sei ancora scappato via?-
- Ancora no, infondo non è poi così male questo posto no?-
Luna lo guardò
con stampata sul viso un espressione incredula
- Per caso fai uso di droghe? No
perché spiegherebbe la tua affermazione, ti do un altro mese, e poi vedrai che la penserai come me, fidati, sempre se non continui a
drogarti è ovvio-
- Abiti da tanto in questa città?- chiese Gabriel cercando di sbirciare il titolo del libro che stava leggendo Luna.
- Diciamo da un po', fino all'età di sedici anni ho vissuto a Londra, venivo qui tutte le estati e durante ogni vacanza, perché qui vivevano i miei nonni, poi ci siamo trasferiti definitivamente nella splendente e sorridente Newsbory, quindi in realtà sono 7 anni che vivo in questo buco-
- Hai 24 anni? Ti credevo più piccola-
- Abiti da tanto in questa città?- chiese Gabriel cercando di sbirciare il titolo del libro che stava leggendo Luna.
- Diciamo da un po', fino all'età di sedici anni ho vissuto a Londra, venivo qui tutte le estati e durante ogni vacanza, perché qui vivevano i miei nonni, poi ci siamo trasferiti definitivamente nella splendente e sorridente Newsbory, quindi in realtà sono 7 anni che vivo in questo buco-
- Hai 24 anni? Ti credevo più piccola-
- Lo so – disse lei posando di
nuovo lo sguardo tra i bambini che giocavano – me lo dicono tutti,
è una specie di maledizione, nessuno mi prende mai sul serio perché
sembro piccola-
- Tra una ventina d'anni vedrai che
sarai felice di sembrare più giovane-
- Vent'anni dici? Probabilmente tra
vent'anni sarà già bella che morta-
Gabriel rimase un attimo interdetto da
questa affermazione e Luna si girò subito verso di lui con una
faccia che era un misto tra la vergogna e il dispiacere.
- scusami, non sono abituata a
parlare con persone che non mi conoscono da sempre, e dimentico di
non fare certi commenti per non sembrare una pazza, perché non è
che so che tra vent'anni sarò morta, non ho nessuna malattia
mortale, o almeno non ancora, o forse ce l'ho ma ancora non lo
scopro, insomma ci sono un sacco di malattie che si fanno notare
quando ormai è troppo tardi, sto di nuovo parlando a macchinetta
vero?-
- è divertente, un giorno dovrei
cronometrarti per vedere se possiamo battere qualche record mondiale
delle parlate veloci-
- Volevo solo dire che, mi capita
spesso di fare commenti del genere, non ci fare caso ecco, oddio
cosa è successo?-
Luna stava guardando verso una bambina
dal cappotto fucsia che era seduta per terra vicino uno scivolo in
lacrime, si alzò velocemente buttando il libro sulla panchina.
- scusami un attimo...-
Aprì il cancelletto del recinto di
ferro e raggiunse la bambina che piangeva, si inginocchiò vicino a
lei e iniziò a parlarci, un bambino della stessa età di quella che
stava ancora piangendo abbracciata a Luna, stava dicendo qualcosa,
Luna baciò il ginocchio della bambina, le accarezzò i capelli e la
fece alzare, questa, asciugandosi le lacrime con le mani fece di si
con la testa, e come se niente fosse successo ricominciò a giocare
con gli altri bambini.
Mentre Luna tornava verso di lui,
Gabriel la guardò meglio, e fu sempre più convinto che non aveva
tutti i geni tipici Inglesi, aveva molte più curve di tante altre
ragazze, e secondo Gabriel non era una cosa negativa, le ragazze
inglesi che aveva conosciuto all'università nei giorni precedenti
sembravano più dei manici di scopa che delle donne, al contrario
Luna sembrava davvero una donna, una vera donna, un po' alla Marilyn
Monroe.
Prima che la ragazza si risedesse
Gabriel guardò il libro che era sulla panchina “ Dannazione” di
Palaniuk.
- Chi è quella bambina? Tua sorella?-
- Oh no, sono la loro baby sitter, di
quella bambina, Maya, e del fratello, quel bambino con il cappello
blu, Liam, sono gemelli, due diavoletti-
- Insieme alla barista fai anche la
baby sitter?-
- Quando capita si, sono i miei vicini
di casa, e vivono solo con la madre che si fa il culo tutto il
giorno a lavoro, mi fa piacere dargli una mano, per quanto posso-
- In che punto della città abiti?-
- A Church Road, la strada che
costeggia la Cattedrale, bisogna proseguire per questa strada qui-
disse Luna indicando la strada dietro di loro – vicino al lago,
l'hai mai visto?-
- No – disse Gabriel – è la prima
volta che esco per bene in città, l'unica volta che l'ho fatto una
ragazza mi ha praticamente sbattuto per terra, ed ero troppo
terrorizzato per uscire di nuovo, credevo che fossero tutti così in
questo posto-
- Ah, ho capito di chi parli, di Mary
la roccia, si quella spintona spesso anche me, ma in fondo ha un
gran cuore, tu invece Zio Sam dove abiti?-
- Sulla collina, credo che il
quartiere si chiami Newtown, una cosa così-
- Vivi a NewTown?-
- Si...perché è una cosa brutta?-
- Tutto il contrario, vivi nel
quartiere dei ricchi e dei famosi, complimenti-
- Ho notato in effetti da quelle parti
tendono ad ostentare la propria ricchezza, il mio vicino sul
vialetto ha una Jaguar, ma ci siamo trasferiti li sia perché è più
vicino al lavoro di mia madre e inoltre mi hanno detto che è più
comodo per andare alla St James, così non devo attraversare la
città-
- Vai alla St James? - Chiese Luna
quasi come se avesse scoperto che Gabriel era un assassino.
- Dal prossimo semestre si, mi hanno
detto che è un ottima università-
- La migliore – disse Luna in un
tono che Gabriel sentì come ostile - e cosa studi, se posso
chiederlo?-
- Studio Giurisprudenza-
Luna sembrò sorpresa.
- Un Avvocato del Diavolo allora,
interessante-
In quel momento i due bambini a cui
Luna faceva da Baby Sitter si avvicinarono a loro
- Luna possiamo tornare a casa, ho
fame-
- Liam ho le merendine, ne vuoi una?-
- No ho voglia di un panino- disse il
bambino con una voce lamentosa
- E io vorrei un uomo bello e pieno di
soldi-
- Ti prego Luna- si unì la bambina
con il cappotto fucsia
- E va bene, va bene andiamo-
Luna si alzò e con lei anche Gabriel,
i bambini lo guardarono senza dire niente finché il bambino di nome
Liam parlò
- E tu chi sei?-
- Lui è Gabiriel, Liam, è un nuovo
cittadino di Newsbory-
- ah, e quanti anni hai?-
- 26 – disse Gabriel sorridendo
- Maya, non si chiede l'età alle
persone che non si conoscono bene, è maleducazione-
- Perché?- chiesero i due bambini
insieme
- Perché magari lui è ossessionato
dalla sua età perché sente che il filo della vita si accorcia
sempre di più e questa tua domanda potrebbe farlo cadere in un
vortice di tristezza e commiserazione-
I due bambini guardarono Luna un po'
perplessi poi scrollarono le spalle e iniziarono a camminare
- Se vi va, vi accompagno, così mi
fai vedere un'altra parte della città-
- Certo, ti devo un giro turistico no?
Ma sappi che rimarrai molto deluso-
Il tratto di strada che divideva la
piazza con le giostre e la casa dei gemelli era abbastanza lungo, ma
parlando del più e del meno si ritrovarono a metà strada senza
neanche accorgersene.
Luna teneva per mano i due bambini che
ogni tanto si intromettevano nei discorsi con sonori “ Perché?”
e Gabriel rimase stupido di quanta sincerità c'era nelle risposte di
Luna, diede a quei bambini delle risposte così sincere e coincise
che molto spesso i bambini continuavano a non capire ma sembravano
accettare senza ombra di dubbio quello che gli diceva la ragazza.
Erano quasi arrivati a casa dei gemelli
quando un gruppetto di ragazzi, poco più giovani di Gabriel e Luna,
si alzarono dalle scalette di quella che doveva essere l'ingresso
della Cattedrale e andarono incontro al piccolo gruppo che camminava.
- Ehi guardate chi c'è ragazzi, Luna
la pazza, hai preso le tue medicine eh Luna?-
- Carter ti prego sparisci dalla mia
vista, prima o poi mi cadranno gli occhi a forza di guardare quella
brutta faccia che ti ritrovi-
I ragazzi ridacchiarono ma smisero
appena il ragazzo che aveva parlato per primo li guardò in cagnesco.
- Come ti permetti di insultarmi eh
stramboide, devo dire al dottore di aumentare la tua dose di
psicofarmaci che ne dici?-
- Luna ti prego andiamo via- disse
Maya
Gabriel vide i due bambini stringersi
alla vita di Luna come se fossero spaventati a morte da quei ragazzi
- Si bambini, andiamo via, che qui
stiamo solo sprecando il fiato-
Luna fece un passo in avanti ma Carter
la prese per un braccio e la bloccò
- Dove credi di andare eh pazza-
Gabriel, che fino a quel momento era
stato solo a guardare scattò in avanti spingendo via Carter da Luna
- Non è di buon gusto prendere una
ragazza in questo modo, mi avevano detto che voi inglesi eravate
tutti educati e raffinati, ma a quanto pare si sbagliavano-
- E tu chi diavolo sei?-
- è quello americano- disse un
ragazzo bassino che si teneva lontano dal gruppo – me l'ha detto
mia madre, si sono trasferiti da poco-
- Oh un americano- disse Carter con un
ghigno sulla faccia – e cosa ci fai qui? Avete finito tutti gli
hamburger e ora siete venuti a mangiare anche i nostri?-
Il gruppo di ragazzi iniziarono a
ridere in modo chiassoso come se Carter avesse raccontato una
barzelletta divertentissima.
- Andiamo Luna- disse Gabriel e le
mise una mano dietro la schiena per farla passare per prima e
allontanarla da quei ragazzi.
- Ehi brutta faccia d'idiota, qui te
ne vai solo quando lo diciamo noi ok? Hai capito verme che non sei
altro-
Quelle parole riecheggiarono nella
testa di Gabriel, quelle parole che aveva già sentito così tante
volte, quelle parole che lo avevano distrutto pezzo pezzo per tutta
la vita, e che in quel momento risvegliarono qualcosa che dormiva
profondamente da molto tempo, qualcosa che Gabriel non voleva
risvegliare per niente al mondo, ma sentiva che ormai era troppo
tardi, sentiva le mani tremare, era il primo sintomo, poi sentì
qualcosa nel petto che si muoveva agitato, stava succedendo di nuovo
ma non poteva permettere che finisse come l'ultima volta, non li, non
adesso, si erano appena trasferiti, non poteva ricominciare tutto da
capo, ma sentiva che ormai qualcosa in lui era cambiato, e lo vide
sui volti spaventati dei ragazzi, che non avrebbero mai ammesso di
aver visto davvero qualcosa di strano, non ne avrebbero più parlato
neanche tra di loro e avrebbero evitato quello strano ragazzo
americano il più possibile, ma poi pensò che anche Luna l'aveva
visto, era sicuro che anche lei aveva notato quel cambiamento, quando
si girò vide i suoi occhi riflessi nello specchio che era in alto
all'altezza dell'incrocio, erano tornati a fargli visita quei
maledetti occhi gialli.
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